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Alopecia androgenetica: quali sono le cure più efficaci per combatterla

Alopecia androgenetica: quali sono le cure più efficaci per combatterla

Cos’è l’alopecia androgenetica? Si tratta del diradamento progressivo del cuoio capelluto, che negli uomini si concentra nella parte centrale, lasciando intatte le strisce laterali di capelli, mentre nella donna avviene diffusamente senza la retrocessione dell’attaccatura. Si tratta, quindi, della causa più diffusa di perdita di capelli e colpisce il 70% degli uomini e il 40% delle donne.

Il fatto che sia così estesa nella popolazione mondiale, la rende una condizione assolutamente fisiologica, per la quale ovviamente esistono efficaci rimedi (per avere una visione completa e aggiornata sulle cure esistenti per combattere la calvizie, rimandiamo al sito https://www.centronordsud.it, che resta tra le risorse più valide e specializzate in merito). Non può essere definita come una malattia, eppure l’alopecia androgenetica viene vissuta con un profondissimo senso di disagio, che allontana chi ne soffre da una visione positiva di sé stessi.

Da chi si eredita

L’alopecia androgenetica pare si erediti da entrambi i genitori, vi sono 4 possibilità su 7 di soffrirne. Ed è subito dopo lo sviluppo che cominciano a comparire le prime avvisaglie.

Quando inizia

Molti si domandano a che età ha inizio l’alopecia androgenetica, la risposta dipende da chi ne è colpito, se è l’uomo o la donna: nel primo caso può succedere anche molto presto, quindi subito dopo la maturità sessuale, tra i 18 e i 20 anni, progredendo fino ai 50 e notando poi un arresto; nella donna, invece, si sviluppa più o meno allo stesso modo, solo che l’età dello sviluppo mediamente inizia prima, cioè intorno ai 16 anni e, come per gli uomini, il fenomeno progredisce fino alla menopausa, che pare sia il periodo di maggior picco (in alcuni casi, però, può svilupparsi anche dopo la menopausa).

Come riconoscerla

Si crede erroneamente che l’alopecia androgenetica viene individuata, quando ormai è ad uno stadio già avanzato. In realtà non è proprio così, basta prestare particolare attenzione al proprio cuoio capelluto in momenti specifici, ad esempio dopo aver spazzolato i capelli o quando si inizia ad asciugarli: se si nota una quantità maggiore ogni volta, rispetto al normale, allora è il caso di consultare un dermatologo per la diagnosi.

Un test efficace è la valutazione della quantità di capelli, ad esempio spazzolati dopo la doccia e che si perdono subito dopo: se approssimativamente superano le cento unità, allora potrebbe trattarsi di una qualche forma di alopecia. Vederne tanti sul cuscino alla mattina o nel lavandino dopo che li si è pettinati, sono altri check efficaci.

Come diagnosticarla

Per diagnosticare l’alopecia androgenetica è necessario sottoporsi ad una serie di esami, che possono essere più o meno approfonditi. Si parte con l’esame obiettivo, che verifica o meno il diradamento dei capelli e in quale forma e zona è concentrato; il pull-test, assolutamente non invasivo, che viene eseguito manualmente dal dermatologo, il quale fa scorrere i capelli tra le dita tirandoli e sulla base della quantità del numero di capelli, che si staccheranno, avanza un’analisi. Ci si può sottoporre ad altri esami, quali il tricogramma, il fototricogramma, la dermatoscopia, che non sono invasivi. Nei casi in cui non sia stato possibile effettuare una diagnosi certa, allora si avanza la possibilità di una biopsia, per prelevare una parte del cuoio capelluto in anestesia locale e osservare i follicoli piliferi al microscopio.

Come si cura

L’alopecia androgenetica può essere attaccata con diversi sistemi di cure, anzitutto il laser per capelli (o pettine o casco), che ha la proprietà di stimolare la ricrescita agendo direttamente sui follicoli piliferi; prodotti in lozioni a base di cortisone, che vengono prescritti dal dermatologo in combinazione con gli integratori; minoxidl (fino al 5%) e finastedire sono duesostanze utilizzate per combattere l’alopecia, la prima perde di efficacia se si interrompe la somministrazione e comunque pare non garantisca una ricrescita significativa, la seconda, assunta sotto forma di pasticche, è un prodotto farmaceutico, che blocca l’ormone DHT, responsabile della caduta dei capelli (pare comporti problemi di natura sessuale).

Ci sono poi cure più invasive come il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) e il trapianto: nel primo caso si tratta di una sostanza di origine ematica, che viene iniettata direttamente nelle zone colpite da calvizie ed è considerata come  l’ultima frontiera per combattere l’alopecia. Quanto alla sua efficacia (e in questa pagina potrai consultare i risultati su due gruppi di pazienti, sottoposti a PRP), dipende dal livello di gravità della calvizie, in genere si effettuano tre sedute al mese per vederne i risultati; il trapianto di capelli per alopecia androgenetica non può essere considerata la cura definitiva, perché, essendo una patologia multifattoriale, bisognerebbe agire anzitutto sulle cause che la determinano e solo in seguito individuare il percorso più adatto da seguire, che varia da paziente a paziente.

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