Casa

Qual è il pellet migliore? Mini-guida per la scelta

Qual è il pellet migliore? Mini-guida per la scelta

L’offerta di pellet sul mercato è davvero vasta e sapersi orientare è tutt’altro che facile.

Effettuare l’acquisto prendendo in considerazione solamente il fattore prezzo però, non è sempre la soluzione ideale per risparmiare, in quanto un prodotto di qualità scadente potrebbe nascondere tutta una serie di effetti collaterali per la stufa o caldaia, che potrebbe trasformarsi in ulteriori costi non previsti.

Con questo presupposto, vediamo insieme quale è il pellet migliore in questa guida.

Le problematiche di un pellet scadente

Come anticipato, un prodotto scadente può generare una serie di problematiche per la stufa o caldaia a pellet:

Cattiva combustione. In questo caso si può intasare il braciere che, a lungo andare, mostrerà delle difficoltà nella riaccensione automatica, che costituisce uno dei vantaggi principali che deriva dall’utilizzo di un prodotto a pellet.

Minore capacità di riscaldamento. Un pellet economico e scadente, ha un potere calorifico inferiore ad altri di qualità superiore. Il basso rendimento costringe l’apparecchio (stufa, termostufa, camino, termocamino o altri) a lavorare a potenze più alte, aumentando di conseguenza il consumo del prodotto e andando di fatto a vanificare totalmente il risparmio iniziale.

Formazione di creosoto. Un pellet di bassa qualità è più ricco di resine, quindi più umido. Nel momento della combustione si corre il rischio della formazione di creosoto, un residuo viscoso molto simile al catrame. Questo “derivato” con il tempo si attacca alle pareti dell’apparecchio e della canna fumaria, e la sua rimozione sarà particolarmente difficile, andando tra l’altro a diminuire l’effettiva resa del prodotto. Ma le conseguenze del creosoto non terminano qui, dal momento che aumenta l’usura dei componenti della stufa ed è una sostanza infiammabile, quindi potrebbe aumentare il rischio di incendi.

Vetro nero. Utilizzando per la propria stufa un pellet di bassa qualità, a lungo andare il vetro della stufa si annerisce, coprendo di fatto la fiamma e privando del piacere del fuoco.

Con questi presupposti, probabilmente ora sarà più chiaro il motivo per cui far ricadere la propria scelta su di un prodotto di buona qualità. Per effettuare correttamente tale scelta, si devono conoscere le caratteristiche che ne contraddistinguono la bontà del pallet, quindi il primo consiglio utile è quello di leggere l’etichetta.

Leggere l’etichetta è importante

Vediamo insieme quali sono i valori riportati sull’etichetta e impariamo a interpretarli:

Tipologia di legno. Il primo dato utile per il pellet è il legno dal quale viene ricavato. I più utilizzati sono il faggio e l’abete, che nonostante presentino peculiarità differenti, sono due ottimi prodotti, dal potere calorifico del tutto simile. Una condizione è però necessaria, e cioè che il pellet venga realizzato con legno vergine, i cui trattamenti sono stati solamente di tipo meccanico. In sintesi non devono essere presenti sabbia oppure composti chimici , ad esempio residui di vernici o colle, che bruciando possono divenire molto nocivi.

Provenienza. Dato di importanza relativa, dal momento che può essere austriaco piuttosto che canadese o svizzero ed essere di buona qualità in tutti i casi. L’importante è che la filiera di produzione sia realmente controllata.

Dimensione. In etichetta viene riportato il diametro del cilindretto di pellet. Solitamente questo è compreso tra 6 e 8 mm.

Potere calorifico. Questo chiaramente è un parametro molto importante da considerare nella scelta del miglior pellet. Il potere calorifico è di fatto l’energia ricavata dalla combustione di una certa quantità di combustibile. In altre parole più è alto il valore riportato in etichetta, più il prodotto è di buona qualità e maggiore il calore sviluppato. Un buon valore è compreso tra 4,5 e 4,8 kWh/kg.

Residui di cenere. Questo valore determina di fatto il grado di sporcizia rilasciato dal pellet nella stufa o di qualsiasi altro prodotto analogo. In questo caso, minore sarà tale valore, migliore sarà la combustione, con una quantità di residui inferiore.

Percentuale di umidità. Questo è un altro dei valori importanti da interpretare correttamente in etichetta. Un pellet molto umido, avrà un potere calorifico inferiore, perché una parte della combustione avverrà solamente per l’evaporazione dell’umidità. Inoltre, fattore da non dimenticare, un combustibile umido come anticipato, sporca maggiormente camera di combustione e canna fumaria. Per essere considerato un prodotto di buona qualità, tale valore in etichetta non dovrebbe superare l’8%, come stabilito da Altronconsumo.it

Prove tecniche per riconoscere un buon pellet

Saper leggere correttamente l’etichetta è importante, ma alla fine si deve comunque fare una prova sul “campo”. Ciò significa che prima di procedere alla fornitura invernale, è importante acquistare uno o due sacchi del pellet prescelto e provarlo, per capire l’effettiva resa. Ci sono alcuni piccoli e pratici accorgimenti per determinare in pochi attimi un prodotto di qualità:

La segatura. Se all’interno del sacco c’è un’alta quantità di segatura, siamo di fronte ad un prodotto scadente che ha la tendenza a sgretolarsi.
La prova dell’acqua. Si deve prendere una manciata di pellet e metterlo in un bicchiere d’acqua. Se il prodotto va a fondo senza intorbidire, significa che è di buona qualità.

In conclusione

Come scegliere il pellet migliore? Imparando a leggere l’etichetta, rivolgendosi solamente a rivenditori dalla comprovata serietà, con qualche prova casalinga e consultando le opinioni di chi ha già acquistato precedentemente il medesimo prodotto.

Similar Posts